Se è vero che la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro è aumentata negli ultimi decenni, non lo è altrettanto per i loro salari che continuano ad essere inferiori rispetto a quelli degli uomini.

A parità di titolo di studio, posizione, e di ore di lavoro, le donne sono penalizzate, anzi, spesso continuano ad esserlo anche con gli straordinari.

Quello che oggi chiamiamo Gender Wage Gap (o Gender Pay Gap), ovvero divario salariale di genere, è un fenomeno purtroppo presente da troppo tempo nella storia del lavoro. E, sempre purtroppo, continua ad esserlo anche oggi.

Secondo i trend storici registrati, il fenomeno non è destinato a sparire in breve tempo, tutt’altro, serviranno addirittura decenni per colmare questo gap (anche più di 100 anni secondo il “Global Gender Gap Report 2021” del World Economic Forum).

Ma come mai esiste il divario salariale? Anche se questa discriminazione rimane in gran parte inspiegabile, ci possono essere dei fattori che ne favoriscono il suo concretizzarsi.

Come prima cosa, una evidente carenza di donne nelle posizioni manageriali. Questi ruoli, infatti, sono fortemente detenuti da uomini, il cui lavoro viene maggiormente promosso e pertanto pagato di più. I dati peggiori si ritrovano nei settori della politica e dell’economia. Ai livelli CEO (Chief Executive Officer), la percentuale di donne non arriva neanche all’8%.

Al contrario, ci sono alcuni settori lavorativi dove le donne sono iperpresenti come ad esempio l’educazione, l’assistenza, le vendite. Questi stessi settori sono anche i più sottopagati e svalutati.

Infine, bisogna considerare che le donne svolgono molte più ore di lavoro non pagate rispetto agli uomini se si considera l’accudimento della casa, dei figli, e di parenti. Si stima che nell’arco di una settimana, lavoratori donne dedichino in media più del doppio di ore a queste funzioni rispetto ad un lavoratore uomo.

Questo ultimo punto è importante in quanto influisce sulla vita e sulle scelte di molte donne: 1 su 3  sceglie formule part-time, piuttosto che full-time. Negli uomini questo avviene in 1 su 10.

Il quadro di svantaggio generale che si viene così a creare in ambito occupazionale porta le donne ad accettare meno lavori dal profilo più alto, influenzando le loro scelte di carriera e limitandone di conseguenza l’ascesa lavorativa.

Com’è la situazione in Italia e in Europa?

Secondo alcuni dati raccolti dall’Unione Europea nel 2018-2019, le donne guadagnano in media circa il 14% in meno rispetto agli uomini, sulla base della retribuzione lorda all’ora. Questo evidenzia una forte disuguaglianza di genere in termini di paga in Europa.

L’Italia, insieme a Lussemburgo e Romania, presenta la minor differenza. Al contrario, paesi come Germania e Austria hanno il maggior divario salariale.

In queste tabelle, vediamo alcuni dati rielaborati e riportati da Federconsumatori sulla situazione in Italia. Nelle ultime rilevazioni (relative al 2019) si stima che gli uomini guadagnino in media circa 3.009 euro l’anno più delle donne.

Situazione nel mondo

Il problema legato al Wage Gap è purtroppo presente in tutto il mondo, e non solo in Europa.

Negli Stati Uniti, questo fenomeno è volendo ancor più evidente. La grande diversità etnica che caratterizza gli USA certo non facilita le cose, ma anzi, ne mette in luce ancor di più gli aspetti più critici. La differenza salariale, infatti, non esiste solo tra uomini e donne (e anche qui sono ovviamente le donne quelle penalizzate), ma anche tra le donne stesse, in base all’etnia.

Molte fonti sottolineano quanto le donne afroamericane e quelle di origine ispanica siano le più svantaggiate: 64 centesimi e 57 centesimi rispettivamente rispetto a 1 dollaro guadagno da un uomo bianco. Quindi, non sono solo in difetto rispetto agli uomini, ma anche e soprattutto rispetto alle donne bianche (79 centesimi) .

Un’altra categoria di donne che subisce questa ingiustizia è quella delle Native Americans o, per meglio dire, le donne native americane. Secondo alcune stime, il loro guadagno è di circa 60 centesimi, sempre in confronto al 1 dollaro dell’uomo. Questo può portare ad una perdita di 24,000$ annui.

È stato calcolato che in media nel 2020, una donna negli Stati Uniti abbia guadagnato 83 centesimi a fronte di 1 dollaro guadagnato da un uomo.  

Ciò che è più sconcertante è l’incremento quasi zero dell’ultimo decennio. Questo porta a stime davvero pessimistiche. Secondo l’Institute For Women’s Policy And Research, le donne afroamericane raggiungeranno la parità salariale nel 2133, mentre le donne di origine ispanica (quelle più svantaggiate di tutte) dovranno aspettare addirittura fino al 2206.

Cosa si può fare?

Ci sono molteplici fattori che ostacolano il percorso da fare per ottenere maggiore inclusione e valorizzazione delle donne in ambito lavorativo. Tra questi quelli più significativi sono:

  • Ridotta visibilità e consapevolezza del fenomeno a tutti i livelli dell’organizzazione. Ciò che maggiormente contribuisce sono gli stereotipi e i pregiudizi. Questi non consentono infatti la giusta comprensione delle dinamiche di discriminazione delle donne nel contento lavorativo e sociale.
  • Resistenza da parte del management e scarso engagement
  • Assenza di una strategia specifica e di obiettivi

Ciò che invece potrebbe davvero aiutare a superare questi muri, ovvero i fattori critici di successo, sono:

→ Il diretto coinvolgimento del Top Management delle donne nell’ideare strategie e creare iniziative di mentorship

→ Il supporto allo sviluppo professionale delle donne, come ad esempio attraverso percorsi di formazione dedicati soprattutto al management

→ L’ascolto costante delle esigenze delle donne

→ Maggiore trasparenza sulle retribuzioni

Un’altra idea potrebbe essere quella di creare incentivi da destinare ai padri per richiedere permessi familiari e promuovere, di conseguenza, la parità di genere.

Insomma, tante cose possono essere fatte per cercare di raggiungere l’obiettivo più ultimo, quello di dare maggiori prospettive future alle donne ed abbattere gli stereotipi createsi nei loro confronti. Un’ingiustizia ingiustificata.

Conclusioni

La Gender Equality è un concetto ancora piuttosto astratto. Aleggia nell’aria, ma è ben lontano dal concretizzarsi.

Per superare le disparità di genere servono grossi sforzi. Si richiede il cambiamento di un qualcosa che è molto radicalizzato dentro ognuno di noi, qualcosa che è parte integrante dell’uomo da molto tempo, tanto da superare le differenze culturali. Non a caso questo fenomeno di diseguaglianza è presente in tutto il mondo.

La più grande sfida sarà quindi quella di rivoluzionare la nostra mentalità, il nostro modo di percepire l’altro, a prescindere che sia uomo o donna, e valutarlo per quello che è il suo operato oggettivo. Serve una nuova prospettiva in grado di bilanciare meglio i ruoli imposti dalla società: le donne che badano alla famiglia e gli uomini che si occupano del suo sostentamento. Questa mentalità appartiene al secolo scorso e, sì, sta cambiando… ma troppo lentamente! Non possiamo permettere che altre generazioni di donne vengano sacrificate prima di arrivare alla giustizia sociale. Tanto, dato che prima o poi dobbiamo arrivarci, perchè non toglierci questo pensiero subito?

Take home message: il ruolo di madre può e deve convivere con le aspirazioni professionali.

Fonti